Tuesday, May 3, 2022

Giancomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta
parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e
mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e
profondissima quïete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor
non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io
quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien
l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di
lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il
naufragar m'è dolce in questo mare.
18:25
Sempre caro mi è stato questo colle solitario e questa siepe, che
copre alla mia vista una buona parte dell'orizzonte più lontano.
Ma stando seduto e fissando lo sguardo, io immagino nella mia
mente spazi sterminati oltre la siepe, e silenzi sovrumani e
profondissima quiete, tanto che per poco il mio animo non
s'impaurisce. E non appena odo il vento stormire tra le fronde di
queste piante, paragono quell'infinito silenzio a questo
frusciare: e mi viene in mente l'eterno, le ere già trascorse, e
quella attuale e ancor viva, e il suo suono. Così il mio pensiero
sprofonda in quest'immensità: e il naufragare in questo mare è
dolce per me.
21:43